La leggenda della Vera Croce narra la storia della croce di Cristo, ne esistono diverse versioni, ma la più nota è quella scritta nel XIII secolo da Jacopo da Varagine nella sua “Legenda aurea”. In occasione della morte di Adamo il figlio Set riceve dall’Arcangelo Michele un germoglio dell’Albero della Conoscenza da cui cresce un albero sul luogo della sepoltura del progenitore. L’albero viene ritrovato dal re Salomone che, non riuscendo ad impiegarlo per la costruzione del Tempio di Gerusalemme, lo utilizza come passerella sull’acqua. La regina di Saba, in cammino per ascoltare le parole di saggezza del re Salomone ritrova il legno e ne profetizza la sua natura di futuro strumento per la crocifissione di un uomo da cui deriverà la fine del regno dei Giudei. Il re lo fa quindi sotterrare per proteggerlo, nel punto dove verrà costruita la piscina probatica dove molte persone godranno di guarigioni prodigiose. Ai tempi della Crocifissione di Cristo il tronco riemerge dalle profondità della terra, viene usato per la costruzione della croce e quindi sotterrato sul monte Golgota. Nel IV sec l’imperatore Costantino, dopo un sogno premonitore, utilizza il simbolo della croce contro i barbari sul Danubio o, secondo un’altra versione, contro Massenzio, esce vincitore in battaglia, si converte al Cristianesimo e nel 313 emana l’Editto di Milano che pone fine alle persecuzioni dei cristiani. Intanto manda la madre Elena a Gerusalemme che ritrova le tre croci sul Golgota sotto la sede di un tempio dedicato a Venere fatto costruire da Adriano, e individua miracolosamente la Vera Croce di Cristo. Parte della sacra reliquia, insieme ai chiodi viene portata a Costantino, mentre una parte rimane a Gerusalemme. Nel VII sec l’imperatore bizantino Eraclio sconfigge il re persiano Cosroe II che aveva trafugato la sacra reliquia da Gerusalemme e riporta in città la Vera Croce, che poi giungerà a Costantinopoli. La vicenda attraversa un periodo di tempo lunghissimo, passando dalle vicende bibliche, veterotestamentarie, dei progenitori e di Salomone e della regina di Saba; alle vicende neotestamentarie della Passione di Cristo; al IV secolo con l’interpretazione leggendaria della storia di Costantino, Massenzio e dell’imperatrice Elena; fino al VII secolo con le battaglie fra l’imperatore bizantino Eraclio ed il re persiano Cosroe II. La leggenda della Vera Croce, benchè non rappresenti un motivo iconografico molto comune nella pittura occidentale, ha ispirato affreschi del XIV e XV secolo tra cui i cicli di Agnolo Gaddi in Santa Croce a Firenze (1380-90), di Cenni di Francesco della cappella della Croce di Giorno della chiesa di San Francesco a Volterra (1410), di Masolino da Panicale nella cappella di Sant’Elena della chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani ad Empoli (1424), e quello più noto di Piero della Francesca nella chiesa di San Francesco ad Arezzo (1452). Gli affreschi della chiesa di Santa Croce a Firenze sono articolati in otto scene distribuite equamente su quattro livelli, sulle due pareti laterali della cappella maggiore. Si ritrovano gli episodi di Set che riceve un ramoscello dell’Albero del Bene e del Male e lo pianta sulla tomba di Adamo; della regina di Saba che si ferma per adorare il sacro Legno; del ritrovamento della vecchia trave della Croce a Gerusalemme nell’area della piscina probatica, reso tramite l’ambientazione realistica di un ospedale fiorentino; di Sant’Elena, madre di Costantino, che fa scavare sul Golgota e ritrova le tre Croci; dell’imperatrice Elena che entra a Gerusalemme con la Croce; del re Cosroe che espugna la città, sottrae la sacra reliquia e si fa adorare; di Eraclio che sogna un angelo che gli mostra la croce come simbolo della vittoria; e di Eraclio che decapita Cosroe e riporta la vera Croce a Gerusalemme. In questo ciclo, come anche in quello di Volterra, viene proposto il sogno di Eraclio, anziché quello di Costantino reso noto dal più famoso ciclo pierfrancescano di Arezzo. Mentre del ciclo di Masolino a Volterra rimangono pochi lacerti di affreschi e le sinopie, la decorazione parietale realizzata da Piero della Francesca nella chiesa di San Francesco ad Arezzo riporta, sulle pareti laterali e su quella di fondo, e distribuiti su tre livelli, i nove episodi della morte di Adamo; dell’adorazione del sacro Legno in occasione dell’incontro tra il re Salomone e la regina di Saba; del trasporto del sacro Legno; del sogno di Costantino; della battaglia di Costantino contro Massenzio; della tortura dell’ebreo da parte di Sant’Elena; del ritrovamento delle tre croci e la verifica della vera; della battaglia di Eraclio contro Cosroe; e dell’entrata di Eraclio a Gerusalemme con l’esaltazione della vera Croce. Il ruolo esercitato da Sant’Elena nel ritrovamento della vera Croce spiega come questa diventi il suo attributo iconografico; viene spesso rappresentata, infatti, in abiti regali, con la croce della Passione di Cristo, e talvolta con il figlio Costantino. Elena viene indicata come stabularia a conferma della sua origine popolare. Nel 272 d.C., dalla sua relazione con Costanzo Cloro, nasce il futuro imperatore Costantino responsabile dell’editto di Milano che nel 313 d.C. garantisce libertà di culto ai cristiani. Il suo viaggio nelle province orientali che, secondo la leggenda porta al ritrovamento e al riconoscimento della vera Croce, avviene negli anni 327-328 d.C. La sua morte viene fatta risalire al 328 o 329 d.C.