La cappella, detta anche di Sant’Anna, costruita forse verso il 1050, dipendeva dal priorato di San Benedetto Belbo, a sua volta appartenente al monastero benedettino di S. Maria di Castiglione di Parma, e domina un rilievo delle Langhe sulla strada verso Montezemolo presso la località Gamellona che nel nome ricorda la capace “gamella”, il recipiente con cui i monaci rifocillavano i viandanti. La costruzione ha pianta rettangolare, a navata unica, con abside piana ribassata rispetto al vano destinato ai fedeli. La muratura è in blocchi di pietra appena squadrati, lesene ed archetti pensili alla cornice del tetto che è coperto in lastre di pietra di Langa. Alla fine del secolo XIX viene dotata di un piccolo campanile sul lato destro della facciata a capanna.
Nella parte centrale dell’affresco absidale trova posto Sant’Anastasia, dai lunghi capelli biondi, che con una mano sorregge il libro del Vangelo e con l’altra innalza la palma vittoriosa di Gerico, testimonianza del martirio. A fianco della Santa vi sono San Rocco e San Romeo, protettori dei peregrini e invocati contro le malattie. I loro nomi sono scritti insieme alla data 1493 nella bianca cornice che circonda il dipinto. San Rocco indossa il caratteristico cappello a larghe falde per la protezione dagli agenti atmosferici e il corto mantello sulle spalle detto “sanrocchino”, si aggrappa al lungo bordone, e scopre la coscia a mostrare le piaghe della peste. San Romeo ha una cotta bianca sotto il manto rosso, il lungo pastorale ricurvo e la mitra. Molto venerato in Provenza, sua presenza è insolita in Langa in quanto spagnolo domenicano. Nel dipinto sono presenti i simboli del pellegrinaggio a Santiago di Compostela, tra i quali la conchiglia “pecten jacobaeus”.
Ai lati compaiono due creature, che assumono il ruolo di Inferno e Paradiso: un diavolo dalle corna caprine e i piedi palmati, ed un angelo bianco con ali verdi e rosse, quale richiamo cromatico alle tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità.
All’estrema sinistra si trova San Bernardo di Chiaravalle minacciato dalle unghie grifagne del diavolo, con accanto Sant’Antonio Abate, con tonaca marrone, manto nero e lunga barba bianca. All’estrema destra è raffigurata la Madonna con il Bambino sul trono. Il Bambino , dalle dimensioni forme più grandi della norma a simbolo dell’eccezionalità della sua figura, tiene in mano un uccellino. La Vergine ha lunghissimi capelli sciolti, indossa veste rossa, manto bianco risvoltato di verde e regge la mistica rosa bianca, simbolo della purezza. L’ultimo Santo a destra è San Giovanni Battista che indossa la pelle di cammello con il manto rosso, simbolo del martirio, e sorregge il cartiglio, con la scritta “Ecce Agnus Dei” (Ecco l’agnello di Dio).
Sulla parete di destra è affrescato San Sebastiano legato ad un albero di ciliegio carico di frutti rossi, albero del Paradiso. Il santo è dipinto con lunga barba, occhi sofferenti, gote scarne, nove frecce sul corpo, tanti quanti sono stati suoi interventi a favore della comunità del paese. In alto si trova un dipinto datato 1711 che è stato strappato dalla parete e restaurato, dove sono raffigurati San Sebastiano, a protezione dalla persistente minaccia della peste e del colera, e San Grato e San Bovo, protettori della campagna e del bestiame. Nell’ultimo riquadro della parete di sinistra si trova un dipinto con San Gioacchino e Sant’Anna. Sull’intradosso dell’arcone delimitante il presbiterio, sotto scialbo di calce del XVII secolo sono riapparsi riquadri dipinti con la Natività, l’Annuncio ai Pastori, l’Adorazione dei Magi e la Strage degli Innocenti, sicuramente i più antichi della cappella.